10 feb 2013

Recensioni Musicali: Surak-Ambient e Radiohead


Ascoltando Surak. La prima parola che mi viene in mente non appena inizia la prima traccia di Space Invader è: Radiohead. Space Invader è l'album di Surak ascoltabile sulla pagina Bandcamp della Band.
Nel frattempo apro il primo video Confessions of an ordinary mind e la mia supposizione viene purtroppo confermata: parte un elementare pianoforte in minore (quindi triste) un pò dissonante e ripetitivo immerso in un ambient fatto da echi e riverberi. Sopra tutto una voce, monotonale che recita un discorso in inglese. In questo modo il brano mi risulta già sentito ed è facile trovare una somiglianza con Fitter Happier dei Radiohead.
Continuo con l'album.
La struttura dei pezzi è molto simile: presenza di un giro, un riff o un suono più o meno continuativo (un pianoforte, un'eco, un riverbero, ecc) e altri strumenti da ambiente che ruotano intorno. La presenza di qualche suono conosciuto ricattura la mia attenzione: ad esempio in Cube è presente un rullante in cross stick che guarda caso è molto simile al suono di rullante di Teardrop dei Massive Attack. Il pianoforte è sempre molto presente, con giri semplici ma non necessariamente banali. I pezzi cominciano e se ne vanno come sono giunti, raramente mi lasciano in testa un qualcosa di più che un ricordo di qualcosa di già sentito. In A comet is born arriva inaspettata una chitarra e subito una tastiera che gioca con gli inviluppi musicali creando un bellissimo effetto "rincorsa". Poi le percussioni, che ovviamente mi ricordano le percussioni sovrapposte di Videotape dei Radiohead. Lunghe code e chili di riverberi alla Sigur Ros in Moon Landing. E così l'album prosegue.
Navigando in internet si scopre che il progetto Surak nasce nel 2012 per mano di Danilo Fittipaldi. Il disco, uscito nel giugno 2012 è totalmente autoprodotto. Il progetto viene definito ambient, space rock, elettronico e posto-rock. Quest'ultima non la trovo particolarmente azzeccata. Surak è facilmente rintracciabile in internet, nei principali social network e siti dedicati alla musica indipendente, con delle pagine sempre ben curate e semplici, lasciando poco spazio a ciò che c'è intorno e concentrando tutto il possibile sulla musica. Anche i video che si trovano su Youtube sono ben curati e pensati, il che fa ben pensare che di lavoro alle spalle ce né tanto, tanto sulle immagini come su i suoni. I suoni scelti sono molto belli, traspare la capacità musicale, la scelta di sonorità adatte per far sì che l'insieme suoni bene. Si sente la carenza di una voce che possa completare ciò che resta in sospeso. Personalmente sono un amante del genere ambient e trip-hop: gruppi come Radiohead, Portishead e Sigur Ros puntano comunque molto sulla voce o addirittura sulla capacità comunicativa di un buon testo. In Surak tutto questo manca.
Ciò che mi lascia perplesso è la troppa somiglianza con qualcosa di già sentito, la poca originalità: se devo ascoltarmi qualcosa che suona come i Radiohead o come i Sigur Ros mi ascolto gli originali.
Una buona base comunque è presente, che da comunque buonissime speranze per un secondo album magari arricchito di qualcosa di personale e nuovo.

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